Com'è andato l'Elefantentreffen 2019?
Ce lo facciamo raccontare da Francesco e Cristian!
Ciao, siamo Francesco e Cristian, Bikers (e amici prima di tutto) residenti in canavese, zona nord ovest del Piemonte, provincia di Torino.
Dopo anni passati a fantasticare viaggi, dopo tanta pianificazione e preparazione, siamo riusciti ad organizzare e sfidarci:
andare all’Elefantentreffen!
L'Elefantentreffen è uno dei raduni più amati dai motociclisti, che rimarrà per molto tempo nel cuore di chi lo vive.
Cos’è l’Elefantentreffen? Conosciuto in italiano anche come Raduno degli Elefanti, è un celebre motoraduno invernale che dal 1956 si svolge alla fine del mese di gennaio, per una durata di tre giorni, in diverse località site nell'Europa
centrale (Germania, Austria).
Negli ultimi 30 anni il raduno si è svolto in Germania, precisamente nella foresta di Loh Thurmansbang-Solla, a 200km ad est di Monaco di Baviera.
Il numero di motociclisti è sempre molto elevato, sull'ordine di tre/quattromila persone, tutti in tenda o in capanne.
I bikers arrivano da tutta Europa ed anche dai paesi baltici e dell'Est. La birra scorre a fiumi e il clima di festa è garantito. L'organizzazione fa pagare un biglietto di ingresso e dona una medaglia ricordo, inoltre fornisce, a pagamento, balle di paglia e fascine di legna ai partecipanti.
Non mi dilungo troppo nei preparativi ma sono almeno due anni che cerchiamo i mezzi “adatti”, cioè Honda Domintor per me e BMW GS Rally per Cristian.
Bmw 1200 Gs Rally 2017
Honda Dominator 1991
Per iniziare…Super tagliandone e prova mezzo per almeno quattromila chilometri, gomme M+S, paramotore, manopole riscaldate, cupolino, cambio batteria, forcella rigenerata e...chi più ne ha più ne metta (compreso il rivestimento ovino per la sella! ?). Cristian invece, avendo il mezzo nuovo, ha fatto solo un cambio scarpe e montato un cupolino alto per il viaggio. Inoltre, per affrontarlo al meglio, abbiamo personalizzato le moto con i prodotti OJ: coprigambe Pro Moto per entrambi.
Sulla mia moffole Pro Hand Plus e valige morbide laterali Side Bags.
Per la protezione corpo abbiamo pensato, partendo dal basso, a:
- Stivali impermeabili in pelle da turismo
- calzettoni in lana merinos supercaldi
- intimo termico Skin Set
- completo Desert Evo due pezzi per Cristian
- Giacca Desert Evo per me + Pantalone in cordura + Marsupio gamba Mini Track
- Antipioggia Fluo per Cristian e Compact Top Fluo per me.
- Giubbino alta visibilità Gilet Flash omologato
- Casco modulare per entrambi Shoei ed interfono midland sempre attivo.
- Ramponi per le scarpe per l’occorrenza (soprattutto sul ghiaccio della “fossa”)
Come organizziamo il viaggio? Per la prima volta, abbiamo pensato di partire il venerdì 1 febbraio da casa ed arrivare fino a Monaco di Baviera.
L’indomani ci saremmo goduti gli ultimi km ed il tanto sospirato raduno.
Il giorno seguente, quindi la domenica, saremmo rientrati verso casa.
Ok, domanda lecita che sorge spontanea, ma la tenda? Il dormire lì? Non fate i duri fino in fondo? Partiamo dal presupposto che già siamo stati visti come matti da amici e parenti nell'organizzazione di questa impresa. Sinceramente per il battesimo all’elefantentreffen, non sapevendo nemmeno le condizioni della strada e come avremmo reagito al viaggio, abbiamo scelto di soggiornare entrambe le notti in hotel. Tirando le somme, dopo qualche settimana dal nostro rientro, credo sia stata la scelta migliore. Penso anche che ci siamo talmente divertiti che pensiamo di ritornarci, quindi abbiamo solo spostato più avanti l’avventura in tenda nella fossa!
Ritorniamo alla partenza.
Ad una settimana dal viaggio, scopro che altri due amici hanno organizzato di fare la stessa esperienza, quindi perché non unirsi e partire tutti assieme?
Un dettaglio da non sottovalutare è decidere quando partire. Le previsioni meteo informano che andiamo incontro ad un week-end con tempo incerto.
La condizione che ci preoccupa di più è la neve. Pertanto la cosa migliore è cercare una finestra di tempo mite per partire. In queste condizioni occorre avere una buona capacità di adattamento e flessibilità: le moto sono pronte, dobbiamo solo decidere il momento migliore per partire.
Visto che le previsioni segnalano una tempesta in arrivo su tutto il nord italia, dopo una breve consultazione decidiamo di partire
giovedì 31 gennaio alle 15 dal casello di Ivrea.
Il viaggio procede senza intoppi, arriviamo a Trento alle 19 e decidiamo di fermarci per la cena in un autogrill:
Nel mentre prenoto un hotel ad Innsbruck e chiacchiero con due agenti della stradale...che ci dicono che
al Brennero nevica!
Bene, dopo cena si riparte e le condizioni sono migliori di quelle predette: la strada è abbastanza pulita, la temperatura attorno ai 2-3 gradi. Qualche fiocco di neve sporadico e, procedendo con molta prudenza, arriviamo all’hotel per le 22.30.
Il giorno seguente sveglia per le otto, colazione, ultimi preparativi e via, in
direzione Solla:
Viaggiamo ad una media di 105-110 km/h e ci fermiamo solo per soste di rifornimento.
La tappa di oggi è di 350 chilometri, il viaggio procede senza intoppi fino a quasi 100 chilometri dall’arrivo.
Di colpo la mia moto, si è ammutolita ed ha deciso di fermarsi a bordo strada.
Un brivido mi corre lungo la schiena…cosa facciamo?
Dopo i primi minuti di gelo (e la preoccupazione di trovarsi proprio a bordo strada, dove c’è uno sfrecciare di TIR e macchine) individuiamo il problema…la centralina!
Dopo un veloce consulto con il mio meccanico procedo a smontare la parte anteriore della moto in cerca della centralina. La fortuna ci ha assistito e nel mio bagaglio c’era a disposizione un’unità di scorta.
Effettuata la sostituzione, e dopo un
GROSSO sospiro di sollievo, siamo ripartiti in direzione della tanto agognata meta!
Vittoria! Ecco la nostra destinazione!
Indescrivibile l’emozione di essere là.
Ci siamo abbracciati e non sapevamo se fosse vero oppure tutto un sogno.
Sì, è tutto vero… siamo adulti per l’anagrafe, ma quella sensazione di conquista, di essere riusciti, ci assale pur trovandoci su un lastrone di ghiaccio sul quale è difficile stare in piedi.
Ci diamo amichevoli pacche sulle spalle e ci congratuliamo l’un l’altro,
ringraziando gli angeli custodi che ci sono stati vicini.
È tempo delle foto di rito e alle 15,00 si entra nella tanto desiderata ed immaginata fossa!
I nostri due compagni di viaggio, Mauro e Quinto, hanno l’hotel a Monaco di Baviera per la sera. Quindi, dovendosi fare ancora 200km, mangiano qualcosa di veloce e si rimettono in marcia: ci saremmo sentiti l’indomani per fare il rientro in Italia insieme.
Pieni di gioia e curiosità io e Cristian percorriamo i “gironi” che portano alla fossa e veniamo avvolti dall’aria di giubilo che si respira appena dentro il parco.
C’è una folla di gente che chiacchiera, ride, fa festa, cucina le peggio cose su braci improvvisate, monta accampamenti folli e fa la fila al bar per una birra.
Se c’è qualcuno in difficoltà nello spingere le moto, c’è sempre qualcuno che viene in soccorso. Le foto parlano da sole!
Dopo questa ventata di spensieratezza, il tempo passa troppo in fretta in questo parco dei divertimenti ed è giunta l’ora di lasciare “l’Elefante”. Ormai le ombre si allungano, siamo nel tardo pomeriggio, quindi inforchiamo i nostri prodi destrieri in direzione dell' hotel a circa 40 chilometri di distanza.
Ultime foto.
Sabato mattina sveglia per le sette, scendiamo a fare colazione e sentiamo i nostri compagni di viaggio.
Essendo a 150 chilometri di distanza da noi decidono di partire prima ed aggiornarci poi più avanti (così, arrivando al Brennero prima di noi, ci saremmo aggiornati sulle condizioni della strada).
Sguardo fuori dalla finestra e...no! Sta piovendo.
Iniziamo la giornata nel peggiore dei modi, ma con la speranza che cambi lungo la strada.
Ci mettiamo in marcia e poco dopo aver passato Monaco di Baviera, inizio a ricevere i primi messaggi audio e le prime telefonate dai famigliari preoccupati per le condizioni del Brennero. Scopriamo infatti che
il passo è bloccato per una valanga. Cerco di mettermi in contatto con i nostri compagni di viaggio e mi confermano che loro hanno appena pagato il pedaggio per il passo, quindi sembra non essere bloccato.
Vediamo, avviciniamoci e cerchiamo di capire se cambia qualcosa.
Man mano che passano i chilometri e ci avviciniamo ad Innsbruck, ecco che ricevo una telefonata da Mauro, uno dei nostri due compagni di viaggio, che mi consiglia di cambiare strada e rientrare dalla svizzera.
Da quando hanno oltrepassato la soglia del pedaggio si sono fermati e sono ormai due ore che sono fermi nella stessa posizione. Pertanto, inutile accodarci a loro. A questo punto è necessaria un' ulteriore sosta ad un autogrill per decidere cosa fare.
Imposto il navigatore per la nuova rotta e partiamo. Imposto la destinazione intermedia per Como, passando dal tunnel del San Gottardo. Così facendo eviteremo il passo del San Bernardino, sconsigliatomi da alcuni motociclisti incontrati all’autogrill, perché se nevica, la strada viene bloccata e rischiamo un ulteriore stop.
Inutile dire che la pazienza dei motociclisti è inesauribile e cerchiamo di non fermarci davanti alle avversità, ma dopo un bel po' di chilometri su strade non conosciute e sotto la pioggia ci sentiamo stanchi e provati.
Meno male che ci viene in aiuto il primo autogrill dopo il confine, zona Lario, dove ci fermiamo alle 22.30 a cenare e a rifocillarci per l’ultimo pezzo di strada. Ho colto l’occasione per riprendere i contatti con i nostri amici rimasti al Brennero e scopro che s
olo dopo le 18 di sera sono stati in grado di varcare il confine (dalle 12 che avevano pagato il pedaggio del passo!) quindi a conti fatti, erano pure più indietro di noi, poveri.
Oramai mancano solo 140 chilometri per arrivare ad Ivrea, diciamo che
il più è fatto. Con la pancia piena ed i vestiti caldi, si viaggia meglio...non ultimo il tempo è migliorato, finalmente ha smesso di piovere!
Io e Cristian arriviamo a casa alle 01.30 di domenica 3 febbraio. I nostri compagni di viaggio invece sono arrivati alle 05.00.
Meno male che il viaggio di andata è stato migliore...
Che dire, a distanza di qualche giorno, siamo ancora tutti molto soddisfatti e felici.
Abbiamo cercato di limitare problemi e di rientrare con prudenza. Di sicuro è un’esperienza che consiglio a tutti i motociclisti, almeno una volta nella vita.
Se devo essere sincero, il freddo è forse l’unica cosa che non ho patito più di tanto.
Quindi, come sempre le nostre paure, spesso sono relative e ci preoccupiamo molto di più di quello che non conosciamo.
Spero di avervi fatto provare un minimo di invidia misto emozione per la nostra “piccola impresa”.
Un grazie va a tutti, tra amici, parenti e sponsor che ci hanno sopportato e supportato per il viaggio.
Speriamo di raccontarvene altri di esperienze come queste. ?
Arrivederci ed un lampeggio a tutti.
Francesco e Cristian