Henry Favre: forse vi ricorderete di lui per imprese come "cApe North, da Aosta a Capo Nord in Ape Car" o "America in Ciao, 3945km in 35gg sulla Route 66".
In realtà le imprese compiute da Henry in Ciao sono molte di più: due mesi in giro per l'Italia piuttosto che la traversata da Aosta a Skye, in Scozia.
Tra pochi giorni Henry partirà per quello che potrebbe forse essere definito il viaggio totale:
Adagio, il giro del mondo con il suo Ciao. (N.D.R.-SPOILER: Henry è partito pochi giorni dopo l'uscita di questo articolo ed è arrivato in Turchia, dove ha lasciato il Ciao e dove tornerà per riprendere il viaggio)
Abbiamo deciso di fare qualche domanda a Henry per conoscerlo meglio e per capire cosa c'è (e chi c'è) dietro questa idea.
Una nuova sfida, fatta di passione e divertimento
OJ: Innanzitutto, Henry, parlaci un po' di te.
Henry: Ciao a tutti, sono Henry e ho lo stesso nome da praticamente 23 anni. Probabilmente quando leggerete questo articolo, i 23 sono ufficiali.
Ma per il cinema e lo stadio, vista la mia stupida barbetta, ne ho 18.
Di solito sono sempre sopra a qualcosa che si muove e fa rumore, in alternativa mi dedico allo scacchi, allo yoga e colleziono francobolli Tedeschi. In realtà non è vero, sono sempre in garage a prendermi insulti dal vicino di casa per il rumore. Mettiamola così: quando non sono in sella ad un bolide, è perché ci sto lavorando sopra.
OJ: Da quanti anni vai in moto?
H: Purtroppo non posso dire di andare in moto da molti anni, nonostante mio papà da ragazzo di sia sbucciato diversi gomiti col crossino, piccolo Favre non è mai stato indirizzato nel mondo delle moto, sia per la paura di mamma che si era schiantata tanti anni fa facendo una gara clandestina, che per il tipo di attività dei miei genitori: vi sfido a trovare tempo libero per viziare il figlio ad andare in moto nei piazzali, quando si ha una gelateria da oltre 30 anni.
Diciamo che mentre i miei amichetti avevano il Malaguti grizzly, io ero ancora a scavalcare muretti e rubare ciliegie. Mah, nella prossima risposta, il colpo di scena.
OJ: Non tenerci sulle spine! Ci racconti la storia del tuo primo motorino?
H: il mio primo motorino è stato proprio il Ciao! Si, uno è di papà che con gli anni è poi diventato mio; ma quello più importante da dire "ho un mezzo" è stato un Ciao davvero forte.
Per aggiudicarmelo ho dovuto verniciare una ringhiera infinita e carreggiare la Vespa del tossico di paese con l'officinetta abusiva. In cambio di qualche settimana di lavoro, avevo un bel rottame che partiva a preghiere nei giorni festivi. Però ero felice, avevo un Ciao.
OJ: Che mezzi sono passati per il tuo garage?
H: Sono molto incostante con il mio parco mezzi.
Prendo, scambio, traffico e spendo più in passaggi di proprietà che in benzina.
Mi piacciono le cose strane, stranezza appunto che porta ad avere sempre dei rottami che riesco a ripiazzare poco prima che implodano in se stessi o si possano vendere a prezzo di ferro.
Attualmente ho una cosa con 4 ruote che dovrebbe valere diversi soldi essendo d'epoca e originale; ma con quella Fiat 126 faccio tutto tranne che andare ai raduni e prendermi la mia coccarda.
Per quanto riguarda le due ruote, in casa Favre c'è davvero di tutto, ma prevalgono i ciao e i motorini da campo.
Ho anche una moto da cross, ma me la faccio sotto ogni volta che la uso; quindi è più una moto croste che cross. A voi le conclusioni di questo nick name.
OJ: Ma c'è qualche mezzo a cui sei affezionato particolarmente?
H: Non sono affezionato proprio ad un bel niente! Le cose sono state fatte per essere usate, sporcate, rotte e guardate quando sono rotte. Se permetti, vorrei morire più tardi io che il mio Ciao (o qualcosa che andrebbe custodito sotto un telo di velluto). Mi piace il Ciao con cui viaggio, so che dovrei tenerlo bene, ma ormai ha 8 strati di vernice su di sè.
OJ: Qual è la moto che prima o poi vorresti mettere nel tuo box?
H: Ecco...prima di morire avrò un Aprilia RS 250.
OJ: Ci racconti qual è stato il tuo primo viaggio?
H: Sono andato fino a Roma con il mio amico Davide, partendo dal bar del paesino dove abito. Avevo circa 17 anni e mi sentivo Dio per aver fatto 1500km con un Kymco raffreddato ad aria.
OJ: E il tuo ultimo viaggio?
H: Ah, qui non ti rispondo perché porta sfiga.
Sono sempre in viaggio e non mi piace avere una cronologia da raccontare al bar.
Ho fatto l'America in ciao con papà, si; ma non mi piace mai dire che sia l'ultimo viaggio: ora c'è Adagio.
OJ: E invece qual è, tra tutti, il viaggio che più ti ha lasciato qualcosa?
H: Il viaggio che mi ha lasciato di più è stato quello a Capo Nord in Ape dove ho fatto il randagio per due mesi. Non abbiamo capito benissimo cosa mi avesse lasciato, ma appena tornato, mi hanno ricoverato e dato delle super medicine! Qualcosa di sicuro che me lo ha lasciato.
OJ: Ci racconti la tua filosofia di viaggio?
H: Mi piace viaggiare e raccontare a più persone quello che sto facendo. Ci sono persone che non possono farlo perché non hanno tempo, perché hanno un capo o una moglie esigenti, un cartellino da timbrare o semplicemente pochi soldi. Io sono sincero, al momento ho 140 euro nel portafoglio e 6 euro sulla Postepay. Sfrutto la mia faccia da schiaffi e la mia voglia di raccontare il tutto in maniera simpatica come sto facendo con questa intervista, per avere un seguito.
Grazie al seguito le aziende investono su di me e mi permettono di fare quello che mi piace.
Quindi ricapitolando per viaggiare non servono soldi, ma voglia di fare e di inseguire un sogno.
OJ: Preferisci viaggiare da solo o con altre persone?
H: Solo, assolutamente da solo.
Ho vissuto diverse esperienze con amici, papà e viaggiatori. Ma tanto anche in un gruppo di anziani in viaggio ai musei, ognuno pensa ai fatti suoi mentre guarda le statue. Probabilmente viaggiare da soli è meno sicuro, ma dipende dalle situazioni. Ho più paura ad andare nel parco della stazione di notte che dormire in tenda nel deserto.
OJ: A cosa pensi mentre sei sul Ciao a 30 all’ora e hai davanti a te chilometri e chilometri di strada da fare?
H: I primi chilometri ti senti scemo e inizi a vibrare tutto. Poi capisci che è ciò che realmente vuoi e inizi il viaggio. Sia di asfalto che scorre lento e anche di pensieri che scorrono in quella testa di CASCO che ho quando sono on the road.
OJ: Come mai l’idea di “Adagio”? Da dove nasce?
H: Adagio nasce facendo la cacca. Come ogni viaggio, pazzia o chissà cosa mi invento, nasce nel luogo più tranquillo e sicuro del mondo: il bagno.
Alla fine ho semplicemente scelto cosa fare di questa mia voglia di viaggiare, darci una sequenza e una continuità nel tempo.
Farò il giro del mondo in Ciao a rate in sostanza.
OJ: Ma con tutti i mezzi che esistono adatti a viaggi di questo tipo...perché proprio il Ciao?
H: Ho scelto il ciao perché ho quello in casa e non nego che proprio quel mezzo, ormai in tanti lo associano alla mia figura. Se iniziassi a viaggiare con un califfo o con una moto da turismo sarei su un viaggiatore, ma non Henry.
Manopole riscaldate, blaaaah.
OJ: Come hai preparato il Ciao per il viaggio? Intendiamo a livello di modifiche estetiche, funzionali, bagagli…
H: Questo giro sarò davvero un bandito. Contate che oggi è lunedì 29 ottobre 2018 e tra una settimana esatta parto.
Al momento ho praticamente finito il motore del Ciao, il resto è da fare. Avrò qualche bagaglio impermeabile e antiproiettile che mi ha dato OJ.
In effetti per l'azienda, andare a mettere delle sacche extreme che si usano su moto extreme sopra al mio Ciao, potrà sembrare forse sfigurante. Il motore è 50cc, solo un po' più allegro da salita e che consuma poco poco.
Sarò vestito dalla testa ai piedi con OJ che mi ha fornito un sacco di roba. Giustamente io per fare il figo ho chiesto di tutto e una volta che sono arrivati i 40kg di pacco ero molto contento. Alla fine quei 40kg di pacco saranno sul Ciao. Al momento ho avuto una giacca OJ che si è rivelata sicura contro un contatto al suolo in moto; speriamo che anche queste giacche nere fiammanti siano da guerra! Vi dirò ahahah.
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Il Ciao con il quale Henry affronterà il viaggio[/caption]
OJ: Qual è stato lo sbattimento più grande in tutta la pianificazione?
H: Lo sbattimento più grande del viaggio è dire, raccontare e essere sorridenti con tutti quelli che ti incontrano e ti chiedono di raccontare il prossimo viaggio. So che è la frase che nessuno dovrebbe mai dire a un fan o come si dice, ma dopo tre volte al panettiere, due su messenger e sei al nonno del amico, diventa tosta e stressante. Non voletemi male eh!
OJ: Hai qualche dubbio o paura sul percorso che farai?
H: No per ora no! Piuttosto preferisco che eventuali problemi e paure si presentino in viaggio! Sinceramente non guardo mai troppo un paese dal PC, preferisco viverlo di persona e trarre conseguenze.
OJ: Come dividerai le tappe?
H: Dividerò le tappe a giorni.
Quando sarò preso bene, andrò avanti.
Quando sarò stanco e avrò male alle chiappe, mi fermerò.
Di certo non prenoto nulla per dormire e mangiare. Sono in viaggio, non alla Dakar.
OJ: Per quanto riguarda i pernottamenti hai già previsto qualcosa?
H: Per i pernottamenti avrò una tenda, ma quando puzzerò molto prometto che andrò a lavarmi da qualche amico che conoscerò per strada.
PS: le salviettine per i bambini sono una cosa bestiale per chi viaggia!
OJ: Ne capisci di meccanica? Esegui tu i vari interventi sul Ciao?
H: Sì, il Ciao è una cosa che si rompe più di un ventilatore cinese, quindi è bene saperlo riparare. Conosco tutti i bulloni a memoria, spesso ho le mani sporche e, tranne quando finisco la benzina, in un modo o nell'altro torno a casa. Una volta ho usato un laccio delle scarpe per fare una prolunga del filo dell'acceleratore rotto. Beh, ho perso scarpa, laccio e moncone di filo gas.
OJ: Ci racconti qualche aneddoto sui tuoi viaggi?
H: Te ne racconto uno, strafigo!
Ero in New Mexico con il Ciao.
Forai la gomma davanti e andai... No spetta così è troppo Dante. In sostanza avevo bucato e sono andato da un gommista che parlava mezzo spagnolo. Al mio "i need put air inside" questo armadio parlante ha iniziato a gonfiare la gomma del ciao con 34 bar di pressione aria per camion.
Io lo spagnolo non lo so. Ma so il Veneto.
Ecco, in Veneto "massa" vuol dire troppo o qualcosa che si avvicina.
Il Veneto e lo spagnolo si assomigliano, solo che io dicevo "mas, mas" convinto di dire "basta, me la fai scoppiare brutto scemo che non sei altro".
Invece "mas" in spagnolo vuol dire ancora. Ho in testa quel fischio di gomma che scoppia, nonostante siano passati mesi e mesi. Probabilmente lui è stato dimesso l'altro ieri dall'ospedale.
OJ: Cosa vorresti dire a chi vorrebbe viaggiare ma pensa di non avere un mezzo adatto?
H: C'è chi "piscia lungo" per un viaggio in moto, ma c'è chi a Capo Nord c'è andato in silenzio e a piedi. C'è chi fa il giro del mondo in skateboard, ma c'è chi lo fa in skateboard e senza una gamba. Ecco, il viaggio va visto in base alla propria voglia di vivere e di fare esperienza. Nulla di più, nulla di meno. Deve essere un piacere. Provate a fare un viaggio con quello che avete in casa: che sia il Garelli del '78 o uno zaino militare che puzza. Se sarà necessario cambiarlo ve ne accorgerete la seconda volta . Buttatevi.
Durante il viaggio, Henry indosserà:
- Completo doppio strato Revolution;
- Fascia lombare Belt One
- Sottocasco antivento Pro Head
- Intimo termico Skin Set
- Kit borse a tenuta stagna linea Dry
- Jeans con membrana impermeabile Bluster
- Anfibi Sound
- Sneaker impermeabili Move
Per chi volesse seguire l'avventura di Henry:
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