Ci siamo fatti raccontare da Andrea il suo viaggio in una terra vicina ma poco conosciuta: il Montenegro.
Qualche giorno passato tra curve, mare e montagne, in un posto dove il tempo sembra essersi fermato e la natura la fa ancora da padrona.
Pronti? Allacciate il casco, si parte!
I Balcani: una terra vicina, ma lontana
Per chi come me vive nel sud Italia e da anni gironzola in moto nel meridione saturando quasi le possibili mete da visitare, l'Europa dell’est è una
validissima destinazione per intraprendere un nuovo viaggio.
Così è stato: a Settembre in compagnia del mio amico Michele decidiamo di partire alla volta dei Balcani, precisamente
Albania e Montenegro.
Se nella prima nazione saremo solo di passaggio, nella seconda invece rimarremo più tempo esplorando quasi nella sua interezza.
Scegliamo di viaggiare a Settembre, sfruttando la fine dell’estate e sperando di trovare poco traffico.
Da Bari l’Albania è a “km zero”: con una notte di traghetto si è già nella terra delle aquile. La nave salpa che il sole tramonta, e passato il buio a dormire sui divani della nave ci godiamo l’alba intravedendo la costa dell’Albania dal ponte del traghetto.
Usciamo velocemente da Durazzo e puntiamo il manubrio verso il
lago
di Scutari ma soprattutto verso la famosa SH-20, che ci condurrà in Montenegro.
Sembra che la prima parola che dobbiate imparare in lingua albanese sia “lavaz”, ovvero autolavaggio: ce ne sono davvero a decine, e ciò è dovuto all’estrema passione che gli albanesi hanno per l’automobile, in particolare per quelle tedesche.
Superiamo Scutari e ammiriamo l’omonimo lago solo da lontano, non interessandocene, dato che visiteremo le sponde montenegrine.
Per varcare il confine non ci dirigiamo verso Podgorica, ma andiamo verso nord per imboccare la
SH-20.
Sarà questa strada a condurci in Montenegro; fino a pochissimi anni fa questa strada era alla portata dei solo praticanti delle enduro, ma essendo stata recentemente asfaltata è diventata alla portata di tutti ed è subito diventata la preferita di molti turisti che arrivano in queste zone.
In moto tra colline, laghi e montagne
La Sh20 si insinua attraverso
il canyon segnato dal fiume Cem, e sono presenti diversi punti dove ammirare il paesaggio.
Uno tra questi è situato in zona Vermosh, dove ci fermiamo e scattiamo alcune foto.
Il viaggio prosegue attraversando piccoli paesi e ampie valli che incontriamo lungo l’itinerario, cinquanta chilometri dove i rettilinei non sono più lunghi di cento metri, dato che lasciano spazio a curve e controcurve.
L’esilarante corsa in piega lungo questa strada è solamente interrotta dalla volontà di far foto e di pranzare con pochi euro in un ristorante antistante ad un allevamento di trote.
La strada termina sterrata, e in poche centinaia di metri arriviamo al confine:
ecco il Montenegro, che ci saluta con un cartello che recita: Dobrodosli!
La strada continua a curvare ma in modo molto meno marcato, quasi a volerci far intendere di rilassare la guida a mò di premio per essere arrivati nel paese più giovane d’Europa.
Ci godiamo quindi questa zona collinare, incontriamo e lasciamo sulla sinistra il piccolo lago Plavsko e
seguiamo la P9 fino a Murino, per poi iniziare la M9 fino a Andrijevica e Kolasin. La strada corre in un’altra vallata scavata dal fiume Lim, la ricorderemo per le pile di legna che gli abitanti dei piccoli villaggi stavano iniziando ad accatastare per affrontare l’inverno e per i mucchi di fieno antistanti alle tante piccole fattorie che si affacciano sulla strada.
Spesso notavamo, inoltre, uno o due bovini liberi al pascolo nei giardini antistanti alle piccole case sparse, segno che ai Montenegrini deve piacere bere il latte appena munto!
Da qui proseguiremo fino a sera (e anche il giorno dopo) fianco a fianco al forse più conosciuto fiume del Montenegro: il fiume Tara.
Arriviamo a Mojkovac e troviamo un camping molto economico immerso nel verde.
Per darvi un’idea qui l’acqua costa di più della birra, e pagando cinque euro per pernottare il resto del budget giornaliero viene quindi speso in bollicine!
Dormire in tenda: quando l'albergo non è a 5 ma a 5mila stelle
La notte passa veloce e il risveglio si fa entusiasmante quando aperta la tenda il cielo è terso sopra di noi, le previsioni erano azzeccate, ci attendono belle giornate e clima mite!
Da lì a poco riprendiamo la strada interrotta la sera prima, tra pochi km ci attende
il ponte più famoso del Montenegro: il ponte sul fiume Tara nel parco nazionale del Durmitor.
Lungo il suo corso, il Tara ha creato una vallata la seconda parte della quale si trasforma in un canyon che rappresenta la più profonda erosione fluviale del Paese e in Europa.
A livello mondiale, è seconda solo al Grand Canyon negli Stati Uniti. Su di esso è stato eretto il ponte omonimo, il Tara bridge, o Zabljak. Lungo 365 metri e alto 116 metri, è stato costruito tra il 1937 e il 1940 ma è stato ricostruito nel 1946 a causa della distruzione nella seconda guerra mondiale.
Meta di bunjee jumper, punto iniziale di rafting e famoso per la sua zip line, è uno dei punti di interesse più importanti del Montenegro.
Scattate le foto di rito continuiamo il nostro percorso verso la vera meta della giornata:
il massiccio del Durmitor, cuore del parco, ovvero la sua parte più alta e spettacolare. Superato il paese di Zablijak lasciamo la P5 per prendere
la P14.
La strada di per sé è completabile in due, due ore mezzo al massimo, ma la bellezza dei paesaggi a cui andavamo incontro ci ha fatto decidere di diminuire
i chilometri della giornata in favore di un’andatura lenta, con molte soste,
che ci avrebbe permesso di gustarci ogni scorcio che ci avrebbe regalato da lì a poco. Così è stato: dopo aver letteralmente girato ad una curva lo spettacolo della natura ci ha lasciato a bocca aperta.
Luoghi incontaminati che ricordano l’altipiano di Campo Imperatore, per fare un paragone. La strada è stretta e corre verso un pendio per poi arrivare e superare alcuni passi, come il
Prevoj Sedlo a circa 1900 metri. La vista è davvero appagante, le rocce sono coperte da poca vegetazione e l’aria si fa frizzante. Diversi sentieri sterrati si diramano dalla strada principale, ed è un peccato non seguirli perché molti di essi conducono ai diciotto laghi glaciali (chiamati gli occhi della montagna) presenti in questa zona.
Concludiamo la giornata arrivando in un altro campeggio in quota con la vista spettacolare sul
lago Piva, con il sorriso stampato sulla faccia e con la pancia che brontola, ma qui entra in scena un’altra protagonista del viaggio, la buonissima carne di podolica di Durmitor, ciliegina sulla torta di una giornata indimenticabile.
L’indomani la sveglia suona con più calma sapendo che sarà una giornata prevalentemente di spostamento verso la costa, ma in realtà non sarà semplicemente così poiché il Montenegro sorprende sempre, anche percorrendo strade che sulla cartina scorrono dritte.
L’itinerario prevede il trasferimento verso su, verso Podgorica seguendo la M18, strada che segue fedelmente le rive del lago Piva. Lo sbarramento del fiume è però situato in direzione opposta alla nostra!
Un cenno di intesa con Michele che capisce al volo le mie intenzioni di fare qualche scatto sulla diga, l’inversione ad u è presto fatta e ci dirigiamo in direzione opposta a quella programmata. Arrivati alla diga lo spettacolo ci lascia di stucco.
Avevo letto che il canyon formato dal lago è il più lungo d’Europa, e con la sua massima profondità di più di 1000 metri, è quello più profondo del mondo. L’acqua è di color verde smeraldo, le montagne attorno alla gola sono verdissime per la presenza della fitta vegetazione. Il tutto ti fa sentire piccolo e tu non puoi fare altro che provare un grande senso di rispetto verso lo spettacolo che i tuoi occhi stanno assistendo. Cerco di imprimere nella mia memoria fotografica ogni dettaglio, scattiamo le foto e solo ora ripercorriamo la strada appena fatta verso
Podgorica.
Completati circa 40 chilometri per raggiungere l’altro punto estremo del canyon, imbocchiamo una lunga strada in discesa che fa intendere anche un calo di quota di quota: l’aria nel caso diventa più calda e capiamo che la costa si avvicina.
Superiamo Podgorica e arriviamo al lago di Scutari, incontrato nel primo giorno di viaggio in Albania, ora però esplorato per bene.
Esso segna il confine tra i due stati e presenta una zona paludosa di Pavlova Strana che da qui a poco andremo ad ammirare.
Imbocchiamo la altrettanto famosa P16 dal castello di Besac, e subito veniamo travolti dalla bellezza della vista lago che avremo per svariati chilometri sulla nostra sinistra.
Guida in relax tra paesaggi mozzafiato
Lunga quasi 60 km, la P16 è un’altra strada stretta e da fare in assoluto relax, davvero molto particolare che lambisce la costa sud del lago di Scutari.
Il panorama e il languorino nello stomaco sono fattori che sommandoli portano ad una meritata sosta dove il buon Michele prepara velocemente una succulenta pasta al tonno, quanto mai azzeccata.
Ennesima birretta e via verso la costa, non prima di aver raggiunto la sommità del passo
Cafa Stevgas ad appena 470 metri, ma che regala una vista panoramica anche sulla vicinissime verdi colline albanesi.
Da qui maciniamo qualche altra decina di chilometri e finalmente arriviamo sul mare. Siamo fortunati perché anche oggi abbiamo avuto una giornata di sole, sole che finisce la sua corsa nel mare, regalandoci un tramonto memorabile. Passiamo le ultime due notti nel camping Maslina, nei pressi della baia di Kotor, meta del penultimo giorno di viaggio.
Kotor, in italiano Cattaro, è forse la destinazione più famosa del Montenegro, ma con ancora un turismo discreto e poco chiassoso, soprattutto nel mese di Settembre. In questa zona sono presenti diverse lunghe insenature di
mare che hanno dato vita alle cosiddette baie o bocche di Cattaro, che creano uno scenario di grande impatto: guardando la cartina i triangoli di acqua ricordano la forma di un papillon.
Da qua, torneremo poi verso Durazzo, dove il traghetto ci attende per tornare in Italia dopo questi giorni fantastici tra le terre balcaniche: grazie Albania, grazie Montenegro!